mercoledì 30 ottobre 2013

Le mie impressioni sul Playing The Game

Il Playing The Game, giunto alla seconda edizione, è un evento gratuito e aperto al pubblico che si è svolto nelle giornate del 26 e 27 ottobre a Milano, presso uno spazio del locale Santeria.

L'ambiente era calmo, ristretto, intimo. Era facile lasciarsi affascinare dalla creatività delle opere esposte, e le conversazioni tra videogioco ed arte nascevano spontanee, complici per l'appunto, le dimensioni contenute che incoraggiavano le relazioni faccia a faccia.

Murasaki Baby è uno dei giochi che aspetto di più per PlayStation Vita
Altri momenti di conversazione erano forniti dalle presentazioni, ad opera degli autori stessi, di alcuni dei giochi esposti e non. Presentazioni snelle, comprensibili anche per i "non addetti ai lavori", ma mai banali, anzi, cariche di sentimento, lasciando l'impressione che fossero il risultato di momenti di personale riflessione del creatore, e non uno di quei freddi trattati di feature a cui prestiamo, purtroppo, sempre più spesso ascolto in altre occasioni.

Una delle maggiori sorprese è stata vedere un pubblico interessato, soprattutto di artisti, che, probabilmente, si approcciava ai videogiochi per la prima volta, però, mi sarebbe piaciuto vedere molti più videogiocatori.

Mi rattrista pensare che c'è chi ancora non vede i videogiochi come arte, o addirittura sia convinto che non sia possibile che le due cose si fondano. A loro va il mio invito a provare con mano, piuttosto che abbarbicarsi a convinzioni che ormai non hanno più neanche radici.